lunedì 24 agosto 2020

Domenico Scarlatti. Una storia personale ed una storia generale

Eccomi di nuovo di fronte alla vita di un musicista.

Eccomi di nuovo di fronte alla musica di questo musicista, una musica che amo profondamente.

Eccomi di nuovo qui a cercare di mettere ordine alle idee, alle informazioni, ai dati e alle date storiche, ai personaggi incredibili che si incontrano quando si volge lo sguardo al passato. Si incontrano storie favolose di sfide al clavicembalo; di un padre musicista celebrato in tutta Europa da cui forse ci si vuole affrancare; di Maria Cristina di Polonia; di Maria Barbara principessa di Portogallo che diventa sotto i nostri occhi regina di Spagna; dell'Arcadia e delle sue serate ai limiti dell'onirico in cui gruppi di aristocratici, letterati e musicisti si "mascherano" da personaggi mitologici e ricreano (a modo loro) suggestive rappresentazioni pagane con tanto di baccanali e festini dionisiaci; della corte di Filippo V che per sfarzo compete con Luigi XIV; del primo caso moderno di musicoterapia; di Re impazziti per amore; di Farinelli, castrato eccelso e "gemello" di Metastasio...ed infine di un uomo, di sessant'anni che nella sua modesta casa a Madrid, circondato dalla sua numerosa famiglia scrive 555 sonate per clavicembalo senza nessuna ambizione professionale, senza soddisfare richieste di questo o quell'altro committente, senza esibizioni pubbliche. Quest'uomo religiosissimo diverrà Domenico Scarlatti e verrà celebrato come uno dei più grandi compositori della storia della musica europea.

Ma il giovane Domenico ambiva a questo obiettivo?

Quale è stata la sua vita?

Nel suo monumentale saggio su Scarlatti il clavicembalista e musicologo Ralph Kirkpatrick cerca di dipingere i tratti dell'uomo e del musicista utilizzando tutti i documenti possibili. Ma prima di sorvolare l'Europa a cavallo tra il XVII ed il XVIII secolo cerchiamo di capre perché io! Perché mi trovo a scrivere di Domenico Scarlatti? La risposta più ovvia è perché mi piace la sua musica? E come sono venuto in contatto con la sua musica? 

Permettetemi di raccontarvi una breve storia personale:

Mi trovavo nell'aula magna della facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Tor Vergata. Era nel pomeriggio e si stava allestendo l'aula magna per un concerto che sarebbe iniziato poche ore dopo. Ero solo in platea, non si stavano svolgendo vere prove, sul palco c'erano due persone: il primo era forse uno degli organizzatori del concerto, il secondo il compositore Mario Bertoncini. Di lì a poco avrebbe eseguito alcune delle sue composizioni ed altra musica di carattere sperimentale. Mi avvicinai timidamente al palco cercando di carpire l'argomento della discussione fra i due. Il Maestro Bertoncini spiegava al suo interlocutore qualcosa su di un musicista suonando esempi al pianoforte di fronte a cui era seduto. Si mostrava entusiasta nel far notare la modernità di certi passaggi pianistici e riferiva con trasporto quanto fosse importante l'opera di questo compositore che, ad intuito, apparteneva ad un passato non recente. Intuite di quale compositore si stava parlando. Vengo preso da una irrefrenabile curiosità, soprattutto dopo aver assistito al concerto serale, un concerto di musica contemporanea che mi fece prima di tutto apprezzare profondamente le composizioni di Mario Bertoncini (e mi permetto di inserirne un esempio qui anche se nulla ha a che fare con la musica di cui vi parlerò in seguito).


Tornato a casa mi metto alla ricerca di qualsiasi informazione sul musicista tanto decantato dal Maestro Bertoncini anche se nella mia casa da studente romano non avevo particolare materiale da consultare e quindi la curiosità rimase insoddisfatta, ma al primo rientro a casa dei miei genitori, in Abruzzo, mi metto subito a curiosare fra i numerosi CD di musica classica di mio padre e leggo "Horowitz suona Scarlatti", preso dall'euforia ascolto il contenuto del disco. Non ricordo quali siano state le prime sensazioni ma posso dirvi con certezza che dopo 16 anni la musica di Scarlatti e quella esecuzione in particolare mi accompagna ovunque e non smette di emozionarmi.

Questa storia personale mi fornisce due imperdibili occasioni: la prima (e la più importante per me) è di ringraziare mio padre. Non solo per avermi fatto ascoltare i suoi dischi ma in generale per avermi fatto! Così come sono. 
La seconda occasione è invece di iniziare finalmente a parlarvi di Scarlatti proprio attraverso il rapporto con suo di padre (il quale non credo possa competere con il mio ma questa è un altra storia)


Il piccolo Domenico nasce a Napoli il 26 Ottobre, è il sesto figlio di Alessandro Scarlatti, arrivato da pochi mesi nella città partenopea da Palermo. Possiamo dire con serenità che Alessandro Scarlatti fu uno dei padri del melodramma barocco a cui apportò contribuiti fondamentali che lo collocano fra i compositori più apprezzati ed influenti della sua generazione. 
Questo ci fa immaginare l'ambiente in cui crebbe Domenico. Breve parentesi: un opera lirica era ed è tuttora un lavoro musicale che prevede un lavoro organizzativo ed uno sforzo creativo poderoso. Si tratta di anche 4 ore di musica per voci e strumenti in cui si narra una storia, spesso ai limiti della realtà, da rappresentarsi in occasioni sfarzosissime in cui gli uomini e le donne detentori e detentrici del potere assoluto facevano sfoggio delle loro capacità economiche e politiche! In tutto ciò Alessandro ne scrisse 60!
Sarà risultato molto utile l'aiuto di chiunque per trascrivere le parti orchestrali, per consegnare le parti vocali ai cantanti che le avrebbero dovute studiare (il condizionale è voluto), per completare il basso nei recitativi o semplicemente per lavare la biancheria dell'oberato Alessandro, preso com'era a cercare di continuo nuovi ingaggi e nuovi protettori. 
Si perché nonostante la fama, la vita degli Scarlatti è stata sempre dipendente dall'aristocrazia e dalle alte cariche del clero dell'epoca. E così inizia il peregrinare del giovane Domenico, il quale in questo ambiente aveva appreso le nozioni di base della teoria e della pratica musicale.
Non c'è stata una formazione ufficiale per lui o comunque non se ne ha traccia ma visto che praticamente tutti i componenti della famiglia Scarlatti erano musicisti non deve essere stato difficile maneggiare con destrezza l'armonia e il contrappunto.

La cosa difficile era vivere di musica, guadagnarci, monetizzare. E allora inizia così il viaggio di Domenico al seguito dell'amorevole padre che sfrutta tutte le sue conoscenze per trovare un degno impiego al figlio:

1701 - Domenico riceve il primo incarico come organista e compositore reale a Napoli (all'epoca vicereame spagnolo)

1702 - si va a Firenze in cerca di miglior impiego alla corte di Ferdinando de' Medici. Le prime composizioni di Domenico vengono a lui dedicate. Qui Domenico conosce un cembalaro padovano, Bartolomeo Cristofori, che forse gli mostra una sua recente versione del clavicembalo che chiama forte-piano, uno strumento che avrebbe avuto discrete applicazioni nella futura produzione musicale...diciamo in tutto il mondo

1703 - si torna a Napoli un pò delusi ma qui Domenico compone i suoi primi drammi per musica dedicati a Filippo V di Spagna

1705 - andiamo a vedere che aria tira a Venezia, cerchiamo fortuna lì, inoltre pare ci sia un certo "prete rosso" che faccia della musica particolarmente suggestiva. Non sappiamo se Domenico incontrò Antonio Vivaldi ma che non abbia mai ascoltato la sua musica pare cosa assai improbabile. 
Sempre a Venezia incontra un appassionato di musica inglese, un certo Thomas Roseingrave su cui vale spendere due parole. A leggere le sue cronache pare che il britannico dopo aver ascoltato Domenico sbizzarrissi al clavicembalo non rimase più lo stesso, una adorazione sconfinata lo rese il più grande ammiratore di Domenico Scarlatti per almeno un secolo e mezzo. Non che sia campato così a lungo (in effetti morì in condizioni mentalmente instabili in seguito ad una delusione amorosa che lui definì pittorescamente come "crepation") ma è grazie a lui che si conosce una parte delle composizioni di Domenico Scarlatti e fu l'iniziatore del culto Scarlattiano in Inghilterra

1709 - siamo a Roma! Nella capitale l'esiliata Cristina di Svezia alimenta in modo prodigioso la produzione artistica e culturale della città. Convertita al cattolicesimo Cristina fa di Roma un grande centro per le arti. Pasquini, Corelli e lo stesso Alessandro Scarlatti ne celebrano la gloria e si giovano della sua protezione. Alla sua morte viene istituita l'Arcadia sotto l'egida del Cardinal Ottoboni che prosegue la sua opera di mecenatismo. In casa del Cardinale, Domenico pare abbia incontrato un musicista tedesco, un caro sàssone, e pare che vi fu una sfida al clavicembalo tra Domenico e questo tale Georg Friedrich Händel. Le opinioni sono discordi su chi avesse vinto la sfida ma pare che il tedesco fosse insuperabile all'organo.
Intanto Domenico entra al servizio di Maria Casimira di Polonia che tenta di emulare la compianta Cristina, pare senza troppo successo.

In pochi anni Domenico ha visto e toccato con mano lo sfarzo europeo dell'inizio del XVIII secolo, un mondo quasi irreale dove l'architettura diventava immaginifica, (pensiamo al palazzo Zuccari di Maria Casimira) dove gli eventi teatrali venivano descritti dai visitatori come bolgie infernali, dove i castrati provocano reazioni emotive incontrollabili, sovvertendo le regole consolidate dei generi sessuali, dove la Chiesa era quasi più narcisistica dell'aristocrazia. 

Ma il viaggio continua

1714 - dopo essere stato maestro della Cappella Giulia, la più importante Cappella del mondo, diviene il maestro di clavicembalo dell'ambasciatore portoghese a Roma, il marchese de Fontes.  E forse grazie a lui che Domenico entra in contatto con la lussuosa corte di Giovanni V, re del Portogallo, fervente cattolico e mecenate delle arti e della musica, specialmente verso la pratica e lo studio del Canto Gregoriano. Inoltre parliamo di una corte che basava le sue ricchezze sulle colonie nel Nuovo Mondo, oro e spezie che vengono dall'Atlantico. Chi sa che racconti si potevano ascoltare da chi tornava da questi viaggi?
A sua figlia Maria Barbara, Giovanni V volle offrire una educazione musicale delle più elevate, ovvero chiamando a corte un musicista italiano, come si usava all'epoca (è curioso pensare agli italiani come "merce" di valore nella storia della musica).
La vita di Domenico stava per cambiare radicalmente. Intorno al 1719 Scarlatti segue la sua illustre allieva in Portogallo, da allora i due saranno inseparabili. Ma cerchiamo di capire in quale contesto visse Domenico da allora in poi:

Filippo V, primo Re di Spagna della dinastia dei Borboni è il nipote di Luigi XIV, avete presente il Re Sole? Ecco, suo nipote non voleva essere da meno! E quindi vai di feste, rappresentazioni teatrali, balletti, musica a profusione e corti paradisiache: Aranjuez, San Ildefonso, La Granja, Buen Retiro, questi alcuni dei posti da sogno che il Re visita a rotazione con tutto il suo seguito.
E Domenico? Il fato volle che il Re di Spagna avesse un figlio in età di matrimonio; e quale sposa migliore se non la figlia del Re di Portogallo?

1729 - Maria Barbara sposa Ferdinando, figlio di Filippo V e i due, nonostante il matrimonio combinato, sembrano piacersi. Intanto Domenico si è sposato con Maria Catalina Gentili. Lei ha 16 anni, lui 43! In questo stesso anno nasce il loro primo figlio a Siviglia. La nuova vita di Domenico sta iniziando!
1737 - Un evento più unico che raro contribuisce a rendere la vita di Scarlatti ancora più anomala rispetto a quella di altri musicisti suoi coetanei (Bach, Händel, Rameau), seguitemi:

essere un musicista protetto da una principessa forniva diverse possibilità professionali, comporre opere per feste e celebrazioni era un ottimo modo per affermarsi nel panorama musicale internazionale. Scarlatti compose svariate cantate, serenate, omaggi e "applausi genetliaci" (musica per una festa di compleanno) ma a quanto pare questa non fu la sua vera vocazione. Avvenne appunto nel '37 che la Regina Elisabetta Farnese (un altro personaggio degno di nota) vedendo le condizioni psico fisiche in cui si trovava suo marito il Re di Spagna decise per una soluzione che risultò avanguardista per l'epoca. Il Re in effetti pare soffrisse di una grave forma di depressione, tralasciava completamente le questioni di Stato per dormire tutto il giorno senza "reali" scopi quotidiani. In quel periodo si diffondeva la voce di un cantante (ovviamente) italiano con doti canore soprannaturali, in grado di stregare le folle dei più importanti teatri d'Europa. Lo chiamavano "Farinelli" ma all'anagrafe di Andria era registrato Carlo Maria Broschi, il più famoso castrato di tutti i tempi.
La Regina convocò Farinelli per tentare una cura alternativa ai disturbi del Re. 
Si racconta che Farinelli cantasse ogni sera nella stanza adiacente a quella in cui il Re riposava, una vera e propria terapia musicale venne attuata. La prima "musicoterapia" in senso moderno che si conosca. Ed il re sembrò migliorare notevolmente così che Farinelli si guadagnò la fiducia ed il riconoscimento dell'intera casata reale e a lui venne affidato il compito di gestire i teatri in cui venivano rappresentati drammi musicali in italiano. Un vero e proprio monopolio che rese Madrid un centro di produzione e diffusione dell'opera italiana, con il contributo fondamentale di Metastasio, il librettista più musicato in tutta la storia della musica. 
Domenico in tutto ciò si vide quasi eclissato dalla figura carismatica di Farinelli, un altro musicista si sarebbe preoccupato molto per la sua situazione lavorativa. In effetti non c'era più spazio per fare carriera ma a quanto pare in questa situazione Domenico si trovò particolarmente a suo agio e proseguì con il suo lavoro di semplice insegnate di clavicembalo.

Quella raccontata finta è una grande storia generale, la storia di una Europa dominata dalla musica, sovrani curati dalla musica, corti intere guidate dai ritmi musicali, teatri che accoglievano quasi tutti gli strati sociali che zampillavano musica ogni giorno, il popolo, anche quello meno fortunato, veniva invaso e sollevato dalla forza evocativa del canto, i cantanti e le cantanti erano vere celebrità di cui tutti parlavano. Un mondo sfavillante. 
Sicuramente il carattere fortemente decorativo della musica dell'epoca ci appare oggi un pò come gli stucchi delle chiese barocche: frivoli, eccessivi, ripetitivi e forse utili a mascherare le crepe della società, ma facciamoci rapire per un attimo dalla fantasia e troviamoci a Venezia con Corelli e poi Vivaldi, a Roma nei giardini segreti dell'Arcadia, nei giardini geometrici de La Granja, a teatro a sentire Farinelli con il pubblico in delirio. Basta poco per viaggiare sulla storia.

Torniamo a Domenico

1738 - Scarlatti è investito dell'ordine portoghese di Santiago dal Re di Portogallo. Ha una rendita mensile che gli permette di vivere dignitosamente con la sua numerosa famiglia a Madrid, le ronde nelle varie dimore regali diminuiscono sempre di più. Maria Barbara non richiede grossi sforzi al suo Maestro. Ha 53 anni ormai. In oltre l'anno dopo Scarlatti perde la sua prima moglie, sembra dedito al gioco d'azzardo ed è solo con i suoi figli. Si risposerà qualche anno più tardi con Anastasia Ximenes, è completamente spagnolo ora e si fa chiamare Domingo Scarlatti. 
Qui appare il musicista che ha attraversato secoli per arrivare a noi.
Nel '38 vengono pubblicati i famosi Essercizi per gravicembalo, l'opera per cui verrà maggiormente conosciuto fino al XIX secolo. Ma badate bene, non è ancora lo Scarlatti che apprezziamo oggi. Sono brani estremamente virtuosistici e sono, appunto, esercizi. Ad ogni modo si trovano qui già i germi del mutamento stilistico.

1746 - Filippo V Re di Spagna muore. Gli succede Ferdinando VI. Maria Barbara è ora Regina. Domenico  avrà pensato "ok! I soldi non sono più il primo problema"!
Farinelli ha ancora più potere a corte, i nuovi reggenti sono dei veri appassionati di musica. 
Scarlatti a questo punto si stacca da tutti e da tutto. Si sente forse libero, ma libero in un senso ampio. E qui arriva la musica..



Io vorrei tacere ma posso umilmente suggerivi di ascoltare questa sonata e sentire all'interno della sua semplicissima struttura bipartita quelle sezioni che appaiono ai minuti 0:14 e nella sua ripetizione a 1:38 e poco più avanti a 2:48 e a 3:30. Quelle parti in cui tutto sembra immobilizzarsi, la mano destra ripete una figura di due note, la sinistra suona accordi cangianti, un melodia struggente si insinua fra le due parti e poi si torna alla normalità. A sentire quel sali e scendi di note ci troviamo appunto nella metà del 1700, con Händel, Soler, Gasparini, Couperin ma quando arrivano quelle sezioni, dove siamo? Nel romanticismo? Nell'impressionismo? Dove? Sembra di ascoltare Schubert. Non stupisce forse che uno dei pochi manoscritti delle sonate scarlattiane fosse gelosamente posseduto da Johannes Brahms.

Succede quindi che nel 1752 inizia la copiatura di una parte delle 555 sonate scritte da Domenico Scarlatti all'età di 67 anni! Facciamoci aiutare dalla fantasia anche qui, anche se io stesso ancora stento a crederci. 67 anni nel 1752 potrebbe equivalere nel 2020 a quanti? 90'anni? Allora ascoltando le sue sonate io rimango sbalordito se immagino la sua vita ed ascolto la sua musica, una musica che non sembra di un Maestro consolidato, severo ed equilibrato come si conviene alla sua età. C'è invece uno spirito giocoso, alle volte ironico ma anche profondamente sensibile, musica fresca e giovanile. 
Le sonate sono tutte racchiuse in forme estremamente rigide, durano tutte introno ai 4 minuti, ad un ascolto superficiale sembrano assomigliarsi, ad ogni modo sono riconoscibilissime. Ma al suo interno, come nell'esempio precedente, si trovano esplosioni di fantasia, originalità, tenerezza, commozione, si sentono le chitarre spagnole, le nacchere, i mandolini napoletani ed una armonia, come notava Bertoncini, assolutamente unica. Gli accordi maggiori vengono facilmente sostituiti dai minori, l'armonia delineata dai bassi spesso scarni e cantabili viene continuamente dirottata su tonalità lontane dalla melodia che si muove libera, fino alla sovrapposizione armonica in cui ad esempio al basso c'è un accordo arpeggiato e alla melodia dei bicordi appartenenti ad un altra armonia, come nella sonata k. 359.
Non abbiamo sonate autografe di Scarlatti, le principali fonti sono queste due copie fatte da un copista anonimo (lo stesso per entrambi i documenti) conservati a Venezia e Parma. Poi abbiamo altre fonti ma nessun autografo delle sonate.
Nelle sue numerose sonate Scarlatti inaugura oltre ad un nuovo stile musicale che rimarrà ineguagliato anche un nuovo modo di concepire la composizione musicale. Una ricerca personale e quasi intima caratterizza la sua musica, il che lo rende simile a Bach per certi versi, ma l'utilizzo di un unica forma musicale fa pensare tanto al giardino in cui Candido di Voltaire si ritira dopo aver vissuto mille disavventure, a coltivare insalata e pomodori che saranno stati squisiti.

Qui potremmo parlare di una piccola storia personale generale di uomini e donne che senza ambizioni fanno le loro piccole ricerche in privato pensando "tanto nessuno ascolterà o guarderà o leggerà o toccherà i miei risultati" e forse sarà così, ma, per l'amor di Dio, non fermatevi mai! L'ambizione non è da disprezzare, anzi etimologicamente vuol dire andare in "ambo" i lati, è indice di curiosità, significa voler espandere le proprie conoscenze ma perché privarsi del piacere di avere ambizioni private, in mignatura, lillipuziane? Scoprire qualcosa su di noi, ambire verso l'interno, rovistare dentro i nostri sentimenti e brevettare un nostro linguaggio personale. Io credo sia altrettanto importante guardare alle stelle quanto osservare da vicino la propria pelle, le proprie mani, guardarsi negli occhi e ascoltare la propria voce. 
Credo che Scarlatti sia giunto a questo, mentre i grandi compositori della storia facevano sentire la loro voce lui ascoltava tutte le sfumature, le increspature e anche i difetti della propria voce. 


Piccola guida ad alcune sonate "scarlattiane":

Immergetevi e smarritevi nella dolcezza dell'andamento melodico di questa sonata. È una delle sue sonate più semplici per quanto riguarda l'esecuzione e l'ho ascoltata per la prima volta solo recentemente. Sarà l'esecuzione di Gottlieb Wallisch ma sono rimasto stregato dalla malinconia che la pervade e al contempo dalla serenità che esprime


Ai confini della commozione. Le fluttuazioni emotive vengono tradotte da Horowitz in maniera sublime, si sale e si scende in maniera dolcissima verso i climax espressivi e si discende senza sapere se sia stata più dolce la salita o la discesa, sentiamo un leggero roteare, una caratteristica comune in Scarlatti, tutto ci gira intorno, si può rallentare ma non ci si ferma mai e perdiamo i sensi nel capogiro


Finalmente una versione per clavicembalo, il fatto che per alcune sonate io prediliga il pianoforte non è una avversione per un approccio esecutivo filologicamente corretto, ma solo perché mi piace di più.
Qui di seguito però abbiamo uno dei massimi interpreti di Scarlatti che esegue una sonata evidentemente ispirata dalle danze spagnole che Scarlatti potè ascoltare e vedere più volte in Spagna. È indubbio il fatto che Domenico abbia inserito liberamente "impressioni" sonore prese dalla vita quotidiana nella propria musica, come un viaggiatore curioso il suo sguardo si posa ovunque e il suo orecchio assimilava il suona delle campane, delle orchestrine di fiati nelle processioni, dei canti e ovviamente della chitarra e delle danze che in seguito avrebbero caratterizzato l'animo e la cultura iberica.


La prima sonata che abbia mai ascoltato e ancora adesso una delle mie preferite, queste cascate di notte che salgono e scendono mi fanno pensare all'acqua e ai colori della primavera. Forse nei giardini de La Granja Scarlatti potè ammirare i moti fluidi delle fontane che come nell'Alhambra seguono le scale di pietra. In alcuni punti il flusso sonoro si interrompe ma lo fa in maniera naturale e qui Horowitz imprime la sua versione ed io lo seguo mesmerizzato


Qui abbiamo una pura melodia, quasi senza ritmo, che passa dai toni bassi a quelli acuti in modo assolutamente fluido, tutto e melodia, le crome si rincorrono ma senza fretta, sembrano non voler finire mai il loro gioco, un gioco dolce e infinito. Due linee pure, una alla mano destra ed una alla sinistra. Si potrebbe tracciare con facilità il loro tragitto con due colori su di un foglio. Svolazzano come farfalle e danzano nell'aria.
Potete ascoltare una mia versione per basso elettrico che fa sprofondare tutto nei toni cupi del mio strumento qui https://soundcloud.com/ditirambi/domenico-scarlatti-sonata-k-466


Quante altre sonate mi piacerebbe suggerirvi ma vi lascio con un gioco: ognuno di voi può scegliere all'interno delle innumerevoli sonate di Scarlatti la propria, anche casualmente ma facendola propria, identificandosi con essa, oppure regalandola e dedicandola a qualcuno a cui si vuol bene. Potete commentare questo post comunicando la vostra scelta se volete, oppure tenerla nel vostro intimo. 

Io consiglio le esecuzioni pianistiche di Vladimir Horowitz, Christian Zacharias, Ivo Pogorelich e di Arturo Benedetti Michelangeli; il suono del pianoforte è più familiare per molti di noi ma ovviamente Scarlatti scrisse esclusivamente per clavicembalo quindi è altrettanto consigliato l'ascolto delle sonate nelle esecuzioni di Scott Ross e dello stesso Ralph Kirkpatrick.

Grazie per l'attenzione, io vado a scegliere un altra sonata di cui innamorarmi