martedì 7 luglio 2020

Postilla su "Esoterik Satie"


Dopo aver pubblicato il Post "Esoterik Satie" mi è stato richiesto da un caro amico un analisi più dettagliata delle strutture musicali citate nell'articolo, strutture dette a "tempo zero" secondo la definizione di John Cage. Un altro amico (si, mi vogliono bene) mi ha fatto notare un articolo in cui si parlava degli effetti "deomoniaci" di Vexations, composizione estrema di Satie che ad oggi risulta il brano pianistico più lungo della storia (composto di soli tre righi musicali - Satie spesso non usava le battute divisorie - ripetuti per 840 volte).
Bene! Tutti questi input mi hanno spinto a scrivere questa postilla che quindi andrà letta come integrazione al succitato post "Esoterik Satie", quest'ultimo è stato volutamente scritto di getto, anche se avevo ben in mente gli argomenti da affrontare, e si è avvalso di un linguaggio molto più libero rispetto ai post precedenti e, credo, a quelli futuri. Quindi ho sentito la necessità di aggiungere qualcosa di più "tangibile".
Ho preso spunto dall'analisi di alcune opere di Satie fatta da Cristina Cano in "Erik Satie: calligrafa e nonsenso", testo inserito nella raccolta intitolata "Erik Satie. L'idea non ha bisogno dell'arte" edito da Casanova e Chianura Edizioni del 2010.
In questo articolo la Cano analizza il brano Choses vues a droite et a gauche (sans lunette), una composizione del 1914 per pianoforte e violino. La Suite è divisa in tre parti: Choral hypocrite, Fugue à tâtons Fantaisie musculaire. Il compositore ha qui 46 anni ed ha appena (!) finito i suoi studi con Vincent D'Indy presso la Schola Cantorum di Parigi, un Conservatorio privato di Parigi dove si studiava soprattutto polifonia barocca e classica, canto gregoriano e contrappunto rinascimentale. 
Il brano in questione risente quindi della recente esperienza ed è in effetti una specie di banco di prova in cui le regole formali e strutturali derivate dai modelli classici vengono al contempo osservate rigorosamente e deformate in modo personale e liberissimo.
Eviteremo di commentare le indicazioni esecutive e gli scritti lasciati da Satie sulla partitura per concentrarci sulla struttura.

Choral hypocrite



Il brano è composto da 10 battute in  un 4/4 regolarissimo con indicazione "Grave". Ritmicamente semplicissimo. Ciò che mi ha colpito è l'armonia. Non ci sono alterazioni in chiave (ma ci sono le stanghette di separazione delle battute, per Satie è già tanto!), l'impianto tonale sembrerebbe aggirarsi intorno al Do maggiore anche se non ci sono mai cadenze su questo accordo. Penso al Do perché anche nel brano successivo, la Fugue à tâtons si "ostenta" un banalissimo Do Maggiore, la tonalità "facile" in contrasto le complicazioni studiate nella Schola Cantorum.
Batt 1 e 2 - gli accordi sono Mi Maggiore-Fa-La7-Re6-Re senza la terza. Tutto fa pensare alla tonalità di re maggiore ma Satie lascia l'accordo finale sfornito della terza.
Batt 3 e 4 - ci sembra di individuare una progressione armonica Sol7-Do aumentato-Lam-Re4 poi tutto viene spezzato da un Do raddoppiato in ottava al basso del pianoforte, sull'ottava tenuta del Re del violino e poi una mancata consolazione sul Mi7 a fine battuta. 
Notiamo la presenza della corona alla fine di ogni gruppo di due battute, anche qui una forzatura "anti-accademica".
Batt 5 e 6 - Appare il nostro Do ma dissonantissimo con la settima minore e poi con la Sesta che fanno virare verso il Fa maggiore che lascia spazio ad un possibile "contraccordo" di La minore9, anche questo senza la terza. Qui siamo già molto lontani da tutto ciò che riguarda l'armonia di un Corale.
Batt 7 e 8 - il famoso diabulus si/fa è qui esposto in bella vista ad inizio battuta, il basso scende finalmente verso il Do, anche con il fa del violino che si adagia dolcemente sul mi per completare la triade perfetta ma niente! Non è arrivato il momento del riposo, ci fermiamo sul Sol9, abbiamo la speranza di aver trovato almeno la Dominante.
Batt. 9 e 10 Gli accordi del piano sono ancora più ricchi di settime e none, il Mi7/9minore si rilassa sul Fa maggiore che si trasforma in Fa# diminuito interpretabile come rivolto del Re7, possibile Dominante della Dominante, ed infatti ecco un accordo di Sol! Andiamo avanti? No! Il Brano è finito, rimaniamo con questo Sol anch'esso sprovvisto di terza ma con un bel intervallo di quarta che ci lascia tutti sospesi.
Cosa ci vuol dire Satie? Io credo che il messaggio sia chiaro, le regole ci sono, si possono seguire ma  semplicemente si preferisce fare altro.

Fugue à tâtons

Qui faremo appello oltre all'analisi della Cano anche all'interpretazione analitica di Cage che, come scrivevo nel post precedente, sottolinea l'importanza dello studio delle strutture utilizzate da Satie, strutture che anticipano secondo il compositore americano il metodo "seriale" di Webern. 
Andiamo a vedere:
Batt 1/8 esposizione del "soggetto", dovremmo chiamarlo così solo che scorrendo lo spartito ci accorgiamo che non si tratta di una vera fuga, manca il controssoggeto, mancano le regole armoniche classiche, manca l'andamento ritmico di "rincorsa" tra un tema ed un altro. Ci accorgiamo in breve che manca la fuga stessa, vengono inseriti episodi apparentemente casuali in ambiti anche modali. Una cosa è certa, qui siamo in Do maggiore, nel senso che si inizia in Do Maggiore e si finisce in Do maggiore, in mezzo c'è un pò di tutto.
Ma la vera particolarità sta nell'uso di strutture organizzative numeriche che tendono rompere qualsiasi simmetria.
Come fa notare Cage la struttura si può sintetizzare così:

Tema1° - 8 battute 
Tema2° - 8 batt 
Divertimento1° - 8 batt+1
Tema3° - 8 batt
Divertimento2° - 8 batt+1+1
Tema4° - 8 batt
Divertimento3° - 8 batt+1+1+1

+3batt

Tema5° - 8 batt
Divertimento4° - 3 batt
Tema6° - 8 batt
Tema7° - 8 batt
Finale - 3 batt

Quindi abbiamo i numeri 3, 7 e 8 come elementi costitutivi dell'intero brano.
L'approccio rigoroso fa forse accostare il nome di Satie a quello di Webern, ed è sicuramente notevole lo sforzo innovativo del compositore francese a 46 anni, in una situazione economica non delle più favorevoli eppure pronto a lanciarsi in nuove sfide artistiche anche molto personali e quasi "invisibili", se non fosse, appunto, per gli strumenti analitici che altri musicisti possono utilizzare.
Bisogna anche ricordare che quando Cage scriveva dell'importanza della musica di Satie erano gli anni '50 e si era nel bel mezzo della "bufera di Darmstadt", dove i celeberrimi ferienkurse avrebbero influenzato più di una generazione di musicisti e compositori impostando in modo fin troppo autoritario il metodo "seriale" come unica alternativa per far progredire l'arte dei suoni. Il suo Messia era stato individuato appunto in Webern. Cage da buon dissacratore ma anche con ampio spirito pragmatico promosse la musica di Satie a suo personale modello affiancandolo a quello che forse sembrava già un sistema da superare, ovvero quello della serialità integrale (il carteggio tra Cage e Boulez è in questo senso illuminante).
Musica e matematica, il grande amore che mai tramonterà ma che mai si realizzerà completamente e rimarrà sintomaticamente "platonico"

Fantaisie musculaire

Qui la struttura numerica si fa ancora più serrata ed evidente anche all'ascolto. Brevi motivi vengono ripetuti ostinatamente e si succedono senza soluzione di continuità. Affiancati come pezzi di un collage sembrano svuotare la forma musicale. 4, 3 e 2 sono i numeri utilizzati. Una cadenza, reminiscenza barocca, ed un lungo glissato cromatico sembrano essere i riferimenti ai "muscoli" del titolo che nel complesso non sembra un brano virtuosistico. Le poche alterazioni rendono l'armonia abbastanza stabile ed il brano si conclude su uno stupendo accordo di La min arioso ed ampio, come è scritto sulla partitura: très large.

Conclusioni

Io credo che la vera innovazione della musica di Satie sia di aver presagito il concetto di "ripetizione come variazione" poi elaborato dai compositori minimalisti, penso soprattutto a Steve Reich e non a Philip Glass.
Quella di aver pensato la musica come "processo" e ponendosi come vero Maestro di Cage in questo senso. Rendere l'ascoltatore partecipe di un "processo", di un cambiamento graduale del ritmo e della melodia, come fa molta musica pop ed elettronica dagli anni 80 in poi.
Ripetere una frase, utilizzare accompagnamenti reiterati significava porre davanti all'ascoltatore una forma riconoscibile e ricongiungibile alla musica di "intrattenimento" praticata da Satie stesso al Le Chat Noir.
Ma questa evidente banalità viene ripetuta meccanicamente, in modo quasi alienato per essere subito abbandonata per passare ad un altra banalità, una catena di montaggio di banalità. La società dei consumi sembra aderire a questo tipo di approccio "usa e getta" musicale. Le frasi di Satie sembrano dei moderni campionamenti, base di molta musica attuale di grande impatto sociale. Ascoltare sempre qualcosa che si conosce già ma farlo come un amnèsico, o come se si avesse un dejavù, dimenticando dove si è ascoltato il motivetto orecchiabile in precedenza ma senza sforzarsi di riportarlo alla mente, tanto ne sta arrivando già un altro.
Satie è un ponte che collega molti elementi, il mestiere del compositore con il musicista della domenica, la musica "da tappezzeria" con l'ascolto ascetico, l'alto con il basso, il colto con l'incolto. Abbiamo bisogno di questo ponte, la musica contemporanea, anche la più "ostica" in realtà ha solo bisogno di un pò di fiducia e la musica di consumo ha bisogno solo di un pò di sfiducia. Devono esserci entrambe, guai a voler patteggiare per l'una o per l'altra. 
Abbiamo bisogno di equilibrio e per imitazione guardare o ascoltare i passi felini del funambolo Satie sulla corda ci fa provare quel senso di bilanciamento che spesso ci spaventa e che ci fa cadere nella rete di protezione,  sicura e confortevole...sede di un ragno carnivoro gigante!











giovedì 2 luglio 2020

Esoterik Satie


Eccolo là che si aggira per i sobborghi della storia, per le periferie della musica.

Ora ha le sembianze di un anziano signore elegante. Entra in un piccolo Cafe ad Arcueil, a sud di Parigi, "bonjour!". Ordina qualcosa al bancone, non sappiamo se alcolico o non, si dice beva molto. La pleurite e la cirrosi epatica stanno per portarlo via da lì, da Arcueil, da Parigi, da Honfleur dove è nato, dalla Francia, dall'Europa, dal mondo. 

Va via e non tornerà più, noi lo sappiamo ma lo guardiamo andare via e non lo aiuteremo. Se ne andrà da solo, solo pochi amici sapranno della sua partenza. Il compositore francese Darius Milhaud gli farà visita prima della partenza, lo saluterà in amicizia. Il primo Luglio del 1925. 

Ieri 

Questa volta non potrò parlare esclusivamente del compositore Erik Satie, nemmeno dell'uomo Alfred Erik Leslie-Satie ma dovrò necessariamente parlare di quell'anziano signore elegante che cammina da secoli ai confini del nostro orizzonte visivo, uditivo e narrativo. 

Siamo circondati da questo orizzonte abitato da uomini e donne che hanno sfiorato gli eventi del proprio tempo lasciando però con un solo gesto leggero un solco profondo, come un aratro fatto di vetro soffiato trainato da colibrì. 

Le immagini fantasiose e "surreali" non mancheranno, le macchine da scrivere, le sirene, le scimmie danzanti, le ore secolari e istantanee, Socrate, la gimnopedia, Peladan gran maestro dell'Ordine Estetico dei Rosa+Croce.

Danzano tutti intorno a lui, oggetti e persone, sulla musica di Parade


Mancano in molti: tutti gli adulatori ed i finti amici mascherati da cavalli. I critici ippopotami che non sanno pesare i suoni come lui sapeva fare. Mancano gli amatori della musica ambient ed i critici della musica ambient.

Vogliamo ascoltare la sua voce? 
Non la troveremo nella sua musica, non la troveremo nelle istruzioni delle sue esecuzioni, nei suoi annunci pubblicitari immaginari, nei suoi scritti, nei suoi aforismi, la sua voce è andata via con lui e non abbiamo voluto ascoltarla perché quando parla un vecchietto strambo, un alcolista, un emarginato noi non ascoltiamo. Sorridiamo benevoli e quando andiamo via commentiamo bonariamente "che tipo!" e lo facciamo alla buona, siamo buoni, anch'io lo sono, non è questo il punto. Ma è questo il punto.

Satie è morto da solo e da allora non lo è stato più.

Il tempismo umano è sorprendente.

Io stesso scrivo qui dopo 95 anni e scrivo con spirito patetico e contrito come se volessi fare la lezione di etica ai miei sparuti lettori. Non voglio! E cerco di svincolarmi da questo, voglio parlare di quell'anziano signore elegante che è andato via, ai confini della musica, dove miliardi di esseri umani sono passati prima di lui che normalmente abbiamo dimenticato - e non potevamo fare altrimenti - ma ora fermiamoci!
 
Proviamo a pensare la storia della musica senza quelle personalità laterali inizialmente dimenticate e poi celebrate che non hanno fatto "in tempo" a ricevere i dovuti applausi.
Forse non c'era bisogno di applausi, forse molti di loro non hanno fatto niente per ottenere applausi. Ed è così, non si applaude chi non sale in scena, è un fatto! Ma a noi piace ripescare ogni tanto un "dimenticato" della storia e celebrarlo, riscoprirlo, svelarlo per la sua vera essenza...sempre in ritardo. Il fatto è fatto. Satie è andato. I "Mozart dimenticati" sono dimenticati.
Ebbene, la storia senza le storie dei dimenticati non esiste, così come non ci sarebbero i vivi senza i morti. 
Ed i dimenticati siamo noi! Quelli che non "passano alla storia" ma sono trapassati dalla storia, un colpo di fioretto e "voilà", dimenticati! Tutti! Solo pochi si salvano e "fanno la storia", ma, badate bene, non è un problema. Basta esserne consapevoli.

La musica non deve fare la storia ed è per questo che non aggiungerò molta musica di Satie qui, ma voglio regalarvi una cosa: 

Una chiave d'oro. 

Con questa chiave non si aprono porte ma si chiudono! 

Quando ascoltate la musica di Satie usate questa chiave magica e non si aprirà niente e rimarrete immobili davanti alla porta, immobili, pensando "e adesso?!".
E adesso niente. Siete stati fermi in attesa per pochi preziosissimi istanti, continuate ad insistere e troverete la musica di Satie.

Stringiamo.

La musica di Satie è in buona parte musica che potremmo chiamare "concettuale", ovvero una musica la cui bellezza è celata all'ascolto diretto e viene svelata solo con il supporto del pensiero.
Perché?
La musica di Satie è spesso costruita con strutture numeriche non percepibili, un pò come Bach, solo che in Bach si sente. Voi sentite il fascino aritmetico/algebrico/geometrico della musica di Bach? No?? Vergogna!
Asini! Come fate a non sentire l'eleganza matematica del Clavicembalo ben temperato? Vi manca il temperino? Io, per quanto mi riguarda, non ho idea di come si temperi un clavicembalo, ci vuole un temperino enorme ed io non posso permetterlo. 

Dicevamo
 Diceva John Cage
    
      Ripetiamo: un suono ha quattro caratteristiche: frequenza, intensità, timbro e durata. Il silenzio (il rumore ambientale) possiede soltanto la durata. Una struttura musicale di tipo zero dovrà essere esattamente un tempo vuoto. Satie ha costruito almeno tre tipi di strutture a tempo vuoto:
Cosa vuol dire? 
Satie scriveva 5 battute di musica "tematica" (un tema, un episodio, il soggetto di una fuga, etc.), poi 6, poi 3, 7, 3, 6, 5, creando la simmetria della figura A, oppure usava gli altri metodi (B e C) per evitare appositamente le strutture usate dai compositori in precedenza, con la differenza che se ascoltiamo una sonata di Beethoven riconosciamo la differenza rispetto ad una sonata di Mozart, ne possiamo ascoltare la diversa concezione armonica, melodica, strutturale. Qui invece non si capisce direttamente cosa sia successo alla cara vecchia forma musicale.
In soldoni. 
Questa struttura musicale è concettuale, non si può ascoltare a meno che vi siate messi ad analizzare gli spartiti in questione, e questo lo pretenderebbe solo qualcuno di estremamente pretenzioso, che  prima pre-tira e poi pre-tende, e tendi oggi e tendi domani e alla fine il prete si spezza. 
Ed è così che la musica contemporanea non l'ascolta più nessuno, e vorrei farvi riflettere sull'assurdità di tale espressione. 

La musica contemporanea non l'ascolta più nessuno

il contemporaneo che è per definizione "ora", non è più. Viene evitato. È sempre una questione di tempo, anche qui.
Ma voi avete la chiave magica dove, se vedete bene, c'è scritto:

La musica non è la porta per un luna park
Dietro la porta non c'è niente ma davanti alla porta ci siete voi
Ascoltare è la cosa migliore che potete fare
Capire è la cosa più pretenziosa che potete fare
Vivere in un tempo zero vuol dire fermarsi e ascoltare



La musica è sacra anche senza Kyrye Eleison, Requiem o nam myo renghe kyo. La vita di ogni essere umano è sacra anche se non ha scritto l'inno alla gioia. I morti sono sacri e sono molti di più dei vivi. Io sono sacro anche se sono vivo. Il tempo è sacro e la musica può essere la sua voce. Questa voce muta è sempre con noi. Viene cantata spesso da voci e strumenti in tutto il mondo, a volte viene cantata da un anziano signore elegante che esce da un Cafe e saluta tutti "au revoir!"

Per lui cantiamo la Messa dei Poveri

PS
Vi ricordate la chiave? Si, ora è il momento di usarla. 


PPS
Avete ancora la chiave? Bene! Potete usarla ancora!