giovedì 18 giugno 2020

Shostakovich. Un compositore!

Raccontare la storia del compositore russo Dmitrij Dmitrievic Shostakovich.

Magari non La storia ma una storia.

Non perché non sia in grado di raccontarvi tutte le infinite vicende che caratterizzano la sua biografia ma semplicemente perché provo verso di lui e verso la sua musica un’attrazione quasi maniacale e quindi posso raccontarvi solo la mia versione dei fatti. 

Ci sono diversi motivi che potrebbero spiegare questa mia passione:

-          Ho sempre amato la musica russa (la mia professoressa di musica durante le scuole medie mi “illuminò” con Quadri di un’esposizione di Musorgskij, poi ho continuato da solo)

-          Ho sempre amato i compositori tragici e comici allo stesso tempo (Ravel con la dovuta eleganza, Satie con la dovuta Socraticità, Ligeti con la dovuta ungheresità, potremmo tornare indietro fino ad Orlando di Lasso e Josquin DesPresz con le loro dovute -ità, ma fermiamoci qui)

-          Ho -non da sempre ma da qualche anno- amato Cechov che guarda caso è lo scrittore prediletto di Mitja (nomignolo affettuoso usato da familiari ed amici di Shostakovich.. vedete la confidenza che mi prendo nei suoi confronti?)

In questi giorni sto leggendo Trascrivere la vita intera - Lettere 1923/1975, la raccolta del suo epistolario curata da Elizabeth Wilson. Ho preferito non completarne lo studio prima di scrivere questo post perché mi trovo realmente immerso nella sua storia ed è diventata una lettura fortemente condizionante. Quindi che cosa scrivere? Una storia, no! Un resoconto, no! Proviamo ad unire informazioni concrete con speculazioni meno concrete e vediamo cosa esce. Mi baserò su altri testi studiati in precedenza e sulle informazioni/impressioni che ho accumulato nel corso degli anni, da quando ascoltai la prima volta la sua settima Sinfonia (avrò avuto 17 anni).

Le descrizioni e le caricature su di lui generalmente mostrano un uomo riservato, silenzioso, introverso, nascosto dietro spessi occhiali da vista, accanito fumatore, nervoso. Ci sono svariati filmati d’epoca, documentari e foto che lo ritraggono così. 

Ma è un’immagine giovanile quella che scelgo perché è il giovane Shostakovich di cui vi voglio parlare e da cui trarrò spunto per tentare di rispondere ad una grande domanda:

Chi sono i compositori?

                 

Ma prima parliamo di musica. Vorrei inondarvi di filmati e registrazioni, un po' come quando si va in gita in montagna e c’è sempre qualcuno che indirizza la vostra attenzione continuamente su qualcosa infastidendovi con un mantra: “guarda qua!” “guarda là!” guaaaarda che beeeello!”, e voi premeditate di gettare l'arguto amico dal belvedere. Cercherò di essere più discreto.

É incredibile quanto sia eterogenea la sua musica. Vi si può trovare di tutto, dall’accompagnamento per cartoni animati ad esperimenti di tipo dodecafonico, sempre all’interno di una cornice armonica diciamo “classica”.

Perdetevi nel suo catalogo delle opere, troverete molte sorprese e musica per tutti i gusti perché Shostakovich amava l'atto stesso del comporre. Lo faceva velocemente e lo faceva di continuo. Il motto del suo epistolario è “neanche un giorno senza scrivere”. Allo stesso modo scopriamo che, anche quando non era impegnato in nuove composizioni, amava esercitarsi con trascrizioni, armonizzazioni, orchestrazioni e a volte copiava persino alcune sue opere del passato per regalarle agli amici più intimi. Pesco qui per voi due brani che possono esemplificare questa sua poliedricità compositiva.



Non male, no?

Passiamo ora a sintetizzare alcuni eventi fondamentali della sua vita artistica.

1926, l’Ochestra sinfonica di Leningrado esegue la sua Sinfonia n.1 in Fa minore. Sul podio c’è Nikolaj Mal’ko.  Mitia ha vent’anni, sta ancora studiando al Conservatorio, in effetti la sua Sinfonia era stata presentata ai Docenti in versione pianistica qualche anno prima. Ascoltiamo le parole del grande dirrettore d'orchestra Valery Gergiev https://youtu.be/uIHGMsAaHx0 e la sua esecuzione.


Il successo è enorme. La Sinfonia viene inserita nel repertorio dei più grandi direttori d’orchestra dell’epoca: Bruno Walter, Leopold Stokowski, Artur Rodzinski ed anche Arturo Toscanini. La carriera del compositore ventenne ha inizio con grande energia. Discuteremo fra poco sulla questione della precocità dei compositori.

1927, compone Il Naso, un’opera lirica tratta da Gogol. Grande successo ed inizio della collaborazione con Majakovsky, Meierchold e Dovchenko (tre giganti della cultura russa del’900).

                        


Contestualmente compone molta musica per balletto e per film e lavora come pianista accompagnatore per film muti, lavoro che con il tempo finisce per detestare.  

1934, prima rappresentazione di un'altra opera, Una Lady Machbeth nel distretto di Mcensk. Dopo l’impatto mondiale ottenuto con la Prima Sinfonia Shostakovich continua ora la sua ricerca espressiva affrontando un argomento quanto mai spinoso. Una donna sposata si innamora di un servitore del suocero, l’amore incestuoso viene rappresentato con forza e drammaticità, le conclusioni tragiche sono inevitabili. Il successo è grande e l’opera viaggia per due anni in tutto il mondo. Dedicata alla giovane moglie Nina Varzar fu concepita come prima parte  di una trilogia musicale sulla donna! Nel ’34! In Russia! Come potrà andare a finire? Stalin stesso volle assistere ad una rappresentazione! L’uomo d’acciaio abbandonò il teatro Bolshoj alla fine del terzo atto!  Dopo pochi giorni uscì un articolo sulla Pravda (giornale del Partito Comunista) in cui si scriveva (appunto): “questo gioco finirà male”! L’opera viene ritirata dalle scene ed il compositore accusato, velatamente, di essere un “nemico del popolo”.

Il noto violoncellista Mstislav Rostropovich, amico intimo di Dmitrij, ricorda l’evento in questi termini: “fu come l’esplosione di una bomba atomica!”. 


Questo evento fu estremamente significativo principalmente per due motivi. Il primo perchè indicó l’inizio di un’epoca tragica per tutto il popolo russo: l’avvento della dittatura Stalinista che, come sappiamo, si infiltró  in modo infettivo in tutta la produzione artistica dell’epoca. Il secondo motivo fu che questa iniezione di veleno venne inflitta in pieno petto proprio su Dmitrij Shostakovich, il genio musicale che si era fatto conoscere in tutto il mondo, il figlio prediletto della grande madre Russia, osannato a Leningrado e a Mosca e sostenuto dalle stesse autorità che ora lo condannavano quasi a morte.

Questo avverrà costantemente per tutta la vita del compositore e, vi giuro, osservare dopo un secolo questi fenomeni sociali lascia quasi storditi. Shostakovich venne insignito per cinque volte del premio Stalin ma al contempo finì nella black list dei compositori “formalisti”, cioè quei compositori che si curavano solo della forma della propria musica senza badare al contenuto, al messaggio, che doveva essere necessariamente allineato a quello del Partito. In seguito fu persino mandato negli Stati Uniti come ambasciatore di pace e lì venne accolto da cartelli con su scritto “Shostakovich buttati dalla finestra!”. Criticato brutalmente e osannato dalle folle, simbolo di pace e di corruzione morale, codardo ed eroico, traditore e patriota! Su di lui si scontrarono persino il musicologo Massimo Mila e Palmiro Togliatti! (il primo difendendolo, il secondo criticandolo)

Realmente non si trova un filo logico in certe pieghe della storia. Anche qui, rendiamoci conto, è stata la musica a cambiare le direzioni delle sorti non solo di Shostakovic ma, mi sento di dire, di una porzione di mondo. L’immagine che veniva data della nuova potenza russa fu modellata da eventi come questo. Il popolo riceveva un messaggio chiaro, questa musica è contro di voi! Ma andiamo avanti.

1937, qui avviene una delle prime “capriole” storiche della musica di Shostakovich. Dopo aver ritirato la sua quarta sinfonia, si dice per timore di ulteriori repressioni (per anni Mitja fu preso, come tutti, dal terrore di essere deportato) viene presentata la Sinfonia n.5 in Re minore. Il successo è totale. La riabilitazione parziale. Si dice che sia stata composta come un mea culpa rispetto alla Lady Macbeth. Cosa avviene realmente? Non lo sapremo mai e non ci deve nemmeno interessare. Io credo, e lo dico a gran voce, che sia impossibile comporre un’intera sinfonia solo per “scusarsi”. La struttura musicale di una Sinfonia è complessa ed articolata, fa uso di una enormi quantità di regole per cui utilizzarla come mezzo di comunicazione è un po' come ordinare una pizza usando un algoritmo! La musica non parla russo, tedesco, francese o italiano. Non è un linguaggio come quelli che utilizziamo (male) quotidianamente. Mi verrebbe da dire che la musica non sia affatto un linguaggio ma la questione diverrebbe troppo complessa da affrontare qui. In questa sede voglio solo dire che nel caso della musica di Shostakovich il tempo, la storia, il contesto politico, le singole personalità hanno sempre tentato di piegare il pentagramma, forzare le chiavi di violino, spezzare le pause per sovraincidere (in senso scultoreo) sulla carta da musica parole come patria, orgoglio, nazione, fede, per dare voce a qualcosa che ad alcuni sembra muto. Si, perché certe volte alcune musiche non ci “dicono” niente, ma siamo noi che non vogliamo o non possiamo ascoltarle, perché ci aspettiamo che parlino la nostra lingua.

Ma arriviamo al punto.

Proseguendo con la descrizione dell’impatto che ha avuto la musica di Shostakovich indico solo altri due fugaci esempi.

1942, la Settima Sinfonia, scritta nel ‘41 durante l’assedio nazista di Leningrado dove viene eseguita l’anno dopo, divenne rapidamente il simbolo della resistenza musicale al nazifascismo. Anche qui la musica sembra “parlare” nella nostra lingua ma almeno dice cose sensate. Viene fatta arrivare negli Stati Uniti per vie traverse, microfilmata e protetta dallo spionaggio internazionale

1961, Jurij Gagarin vola nello spazio e durante la sua prima trasmissione radio canta un brano di Shostakovich contenuto in Quattro canti su versi di E. Dolmatovsij, la rinomata “Canzone del Contropiano”, apprezzata all’epoca da Stalin stesso (piccola nota: il grande dittatore muore il 5 Marzo del 1953, lo stesso giorno di Sergej Prokofiev! I familiari e gli amici del compositore ucraino dovettero attendere una settimana prima di celebrarne la dipartita; la storia sa essere beffarda).

Nel romanzo sulla vita di Shostakovich, “Il rumore del Tempo”, lo scrittore inglese Julian Barnes scrive:

L’arte è il mormorio della storia, udibile al di là del rumore del tempo

La storia, quella che bisogna raccontare, dev'essere "filtrata" dal rumore del tempo. Un immagine musicale che rende bene l'idea della vicenda personale di Shostakovich. Applicare il "noise reduction" per captare il segnale originale.

Ed ora arriviamo al giovane compositore a cui accennavo all’inizio del post. Cerchiamo di immaginare gli esordi di Dmitrij Dmitrijevich per tentare una risposta alla domanda posta in precedenza.

Chi sono i compositori?

Sono precoci? Spesso. Se non si scrive una sonata a sei anni vuol dire che si è destinati a diventare dei commercialisti? Forse. Sono dei fenomeni da baraccone? A volte.

Come nasce un compositore? Come tutti, da un padre ed una madre. Questo si che influenza la vita di un musicista, come la vita di chiunque. Devono essere musicisti i genitori? Non necessariamente. A volte anche il rifiuto dell’influenza paterna e materna può generare reazioni “artistiche”. Un'altra questione enorme! Ma ad un punto voglio arrivare, ve lo anticipo per chiarezza. Il compositore vive letteralmente dentro la musica. Tutta la sua persona è impregnata di musica e la sua percezione sonora è spesso alterata rispetto ai non musicisti.

Il compositore sviluppa la capacità di pensare i suoni, trattenerli nella mente, modellarli a proprio piacimento, spesso senza neanche riportare questi pensieri sonori su carta. Mette in atto delle capacità intellettive estremamente singolari che i neuroscienziati tentano di spiegare con risultati a volte stupefacenti. CI sono regole per raggiungere questa specie di super potere? Assolutamente no.

E cosa possiamo fare? Proviamo a vedere come è andata con il piccolo Mitja.

                       

Sof’ja Vasil’evna Kokoulina. Madre del compositore, pianista dilettante (oggi equivarrebbe ad una grande interprete di musica classica) non volle educare il figlio precocemente! Attese i nove anni del bambino per dargli le prime lezioni di pianoforte e lasciare così Dmitrij libero di vivere serenamente la propria infanzia. Questa sí, potrebbe essere una regola! Non permettete alla musica di invadere gli spazi emotivi ed espressivi dei bambini, così facendo eviterete di trovarvi delle dolcissime scimmie ammaestrate in casa.

Quando Sof’ja si accorge della facilità di apprendimento del figlio cede il passo ad un insegnante che potesse incrementare le sue doti e si rivolge alla sua prima insegnate di pianoforte, la rinomata Aleksandra Rozanova.

San Pietroburgo in quegli anni è una centrale nucleare di arte e creatività. Altra regola: crescere in ambienti stimolanti fa la differenza! Se cresciamo in città o peggio in nazioni senza musica non ci potremo aspettare granchè. Leggendo le lettere di Shostakovich si è sbalorditi dalla quantità di eventi musicali, teatrali ed artistici in genere a cui assiste, e con quale passione (persino il Circo con le tigri del bengala lo influenzano profondamente)!

Shostakovich proveniva da una famiglia di origine polacca, i nonni furono rivoluzionari antizaristi. Il padre fu chimico, collaboratore di Mendeleev (quello della tavola periodica degli elementi!). Abbiamo visto nel precedente post su Carlo Gesualdo che dare un’occhiata al retroterra familiare può aiutare a capire determinate personalità.

Questi sono solo alcuni elementi che hanno permesso al giovane Shostakovich di “vivere la musica", e non solo "con la musica". Ci sono filmati che lo ritraggono durante l’ascolto delle proprie composizioni. Come fosse in stato catatonico il compositore ascolta immobile, ma centinaia di piccoli movimenti muscolari del volto tradiscono una intensissima attività mentale. Questo è un compositore. Un uomo rapito dai suoni; che pensa seguendo l’andamento delle note, di molte note, simultaneamente. Un uomo che vive una vita ultraterrena fra le stanghette delle battute. C’è il rischio di perdersi, di alienarsi e a molti è avvenuto. Ma sapersi allontanare dalla realtà a volte può essere utile.

Ecco cosa sono i compositori - usando un’immagine suggeritami anni fa della mia terapista (io non sono un compositore, sia ben chiaro ma capita a tutti di avere bisogno ad un certo punto di una o un terapista) - sono persone in grado di prendere un ascensore ideale verso l’alto (o il basso) per poi (speriamo!) fare ritorno.

Dmitrij Shostakovich muore nel 1975 ed ancora oggi mi sembra stia lí, immobile, in ascolto. Quando si impara ad allontanarsi dalla realtà, anche per vederla da un altro punto di vista, e come se ci si affianca alla morte e ci si trova lì in ascolto, tutti e due in silenzio. Come dei vecchi amici affacciati ad un belvedere, senza bisogno di dire “guarda qua!” “guarda là” ma ascoltando.

Non temete la musica di Shostakovich! Non temete la musica che non conoscete! Ogni brano sconosciuto può essere la porta di un nuovo ascensore. Facciamoci guidare dai compositori che come il lobby boy del Grand Budapest Hotel è lì per voi, pronto ad azionare la leva, siete voi a decidere quanto andare in alto (o in basso, non dimenticate).

La musica a volte può sembrare triste, tragica ma sospesi nello spazio tutto diventa forse buffo, i compositori ci portano li, dove tutto è buffo. Non è il regno della bellezza ma un luogo dove sorridere come quando si vedono due sconosciuti baciarsi in strada e magari ci commuoviamo per niente e non sappiamo perché. E nella nostra testa risuona questa melodia..

 

Grazie per la vostra attenzione, non so quale sarà il prossimo articolo, ho bisogno di tempo per riprendermi…intanto “che piano Signore/a?"...

mercoledì 3 giugno 2020

Una storia da ricordare ed una da dimenticare


Dicevamo...

Carlo Gesualdo, Principe di Venosa. Chi era?

In brevissimo: 
aristocratico Napoletano nato nel 1566 e morto nel 1613, uccise la moglie Maria d'Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa. Madrigalista fra i più arditi nella sperimentazione armonica. Si sposò in seguito con Eleonora d'Este. Divenne uno dei compositori più ambigui e famosi della storia, di lui compose un omaggio Igor Stravinsky (un brano, a mio avviso, inascoltabile).

Questo lo troverete scritto un pò ovunque. Io cosa devo dire di più su di lui? In realtà ben poco, l'obiettivo di questo mio intervento vuole essere, sì, spronarvi all'ascolto dei suoi madrigali, soprattutto quelli più angoscianti! Ma c'è dell'altro.

Ad esempio:
- Lo sapevate che verso la metà del '500 ci fu una crisi economica che coinvolse i grandi feudatari del Mezzogiorno? La famiglia del nostro Carlo però se la scampò.

- Sapevate che il padre di Carlo, Fabrizio fu consigliere di Filippo II Re di Spagna? Fu mecenate ed amante delle arti, a lui venne dedicato per giunta un libro di madrigali composti da Giovanni Macque.

- Sapevate che Carlo Borromeo, Cardinale e Santo, padre della Controriforma, era lo zio di Carlo G. da parte materna (chiameremo solo qui Carlo B. il primo e Carlo G. il secondo)? Carlo B. in tutto ciò aveva una vera fobia delle donne. Detto il "Castissimo" (non sapevo si dovesse specificare di un Cardinale la propria castità, sarà stato il periodo storico, ma è sempre colpa del periodo storico!) si dice evitasse di stare in posti chiusi da solo con persone di sesso femminile.

- Sapevate che lo zio paterno di Carlo (non c'è più bisogno della G.), Alfonso, anch'esso Cardinale, partecipò a sette conclavi, pose la prima pietra della chiesa di S. Andrea della Valle a Roma e lasciò una cospicua eredità al nostro Gesualdo?

Ora, in questo contesto poteva non uscire fuori un personaggio che, sommando solo le principali influenze - tutte maschili - sarebbe con molta probabilità divenuto un musicista/uxoricida/ricco (in ordine di apparizione). È tutto molto scontato. Tutto tranne la musica di Gesualdo, che non fa sconti, e si spinge in avanti nel tempo, un esempio quasi unico; le stravaganze armoniche erano ben presenti nella musica dei suoi tempi ma lui spiazza tutti e se ne va direttamente nel XX secolo a fare compagnia agli avanguardisti.

Per aggiungere altre informazioni su Carlo G. (suona bene) possiamo dire qui che in seguito alla morte prematura del suo unico figlio Emanuele, a cui lui stesso non sopravviverà seguendolo 18 giorni dopo, la nobile casata dei Gesualdo ha termine.
Diciamo anche che un certo Torquato Tasso spedì al Principe quasi 50 componimenti poetici tentando una proficua collaborazione, ma il nostro ne mise in musica solo 8, snobbando agilmente il sommo poeta il quale aveva composto anche un sonetto proprio per lo sfortunato Emanuele.
Aggiungiamo che in seguito il Principe di Venosa si sposò niente meno che con Eleonora d'Este, sì! La grande casata dei D'Este di Ferrara già celebrata in passato da illustri musicisti, uno per tutti, Guillaume Dufay.  All'epoca i d'Este però non se la passavano bene, quindi un matrimonio con un parente di Carlo Borromeo poteva essere d'aiuto. E per concludere con un pò di folclore vale la pena riportare le parole del diplomatico Ferrarese che gli fece da guida presso i d'Este, tale Alfonso Signorelli che dirà di Gesualdo:
"Dimostra affetto napuletanissimo. [...] Raggiona molto et non dà segno alcuno, se non forse nell'effige di malenconico". 
Signorelli in seguito, descrivendo il piccolo concerto che Gesualdo tenne in serata in casa d'Este, scrisse:
"Chiaro è che l'arte è infinita. Atteggia però et si muove straordinariamente, ma tutto è gusto", concludendo con "illustre sì, ma terrone".
Al di là delle discutibili espressioni squisitamente leghiste non sembra il ritratto di un uomo dedito a martoriarsi l'animo e flagellarsi il corpo come spesso viene descritto il pio Carlo G.
Il tormento: questa la parola più utilizzata per descrivere il madrigalista assassino...lui è tormentato?! Non quelli a cui ha inflitto tormenti? Bah.

lunedì 1 giugno 2020

Cosa succede qui?


Cos'è questo Blog? Di che si parla? Chi sono io? Di cosa mi occupo?

Domande esistenziali a cui tenterò di dare non una ma più risposte, si perché l'argomento principale, la musica, non permette risposte univoche. 

Tutto scorre, diceva uno (lo so che sapete chi lo diceva ma mi piacerebbe evitare il citazionismo). 

Diceva Eraclito!

Si perché in questo blog si prenderà quasi sempre spunto da quello che ha detto qualcun'altro ma senza dare troppa importanza al "chi l'ha detto" per poter dare importanza in seguito al fatto che l'abbia detto anch'io.

Insomma:
Musica
Gli altri
Io

Ci sono ancora tante cose da aggiungere.

Per ora diciamo che il primo lavoro che ho scritto sulla musica è stata una tesi di Laurea dall'enigmatico titolo.... non ricordo esattamente qual era il titolo ma era di Estetica della Musica (Filosofia della Musica, come preferite). Si parlava di John Cage (sapete chi è, si?), Automatismo (se non sapete cos'è non siete i soli) e Surrealismo (nemmeno i surrealisti sapevano cos'era). 

La cosa bella è che Cage si è sempre dichiarato distante se non contrario alle conquiste artistiche dei surrealisti, mentre i surrealisti si sono interessati a tutte le forme espressive tranne che alla musica (anche all'architettura ma se si considerano le strutture architettoniche presenti in alcuni quadri e film surrealisti la si potrebbe considerare come appartenente alle esigenze artistiche surrealiste, come vedete basta poco per far scattare un ragionamento su una questione assurda di cui solo in pochi si interessano).
Quindi un lavoro con intenti utopici, e non vedo il motivo per cui non si possa parlare di questioni legate all'impossibilia o al dominio dell'improbabile. Lasciare avvolte nel mistero le idee trattate mi pare l'equivalente di quelle scritte che si trovano nei bagni "lasciate questo posto più pulito di come l'avete trovato": un precetto saggio e ampiamente condivisibile.

Ah..io mi chiamo Luca Di Bucchianico, sono un bassista e chitarrista (meglio come bassista che come chitarrista, anche se dipende dal genere, ad esempio sono meglio come chitarrista pop che come bassista pop, e nel jazz sono scarso su entrambi gli strumenti, anche se ho una innata propensione per le digressioni ...ci sono le digressioni nel jazz? Un altra questione da approfondire).

Poi sono un Insegnante di Musica, di quelli che sono stati precari a lungo e che ora si crogiolano nel "ruolo". Anche se in realtà al momento non insegno proprio musica e lavoro in una scuola dove la musica non c'è. Vedete? La musica oltre a non permettere risposte univoche a volte non permette risposte in generale (avete mai ascoltato "the Unanswered Question" di Charles Ives?)


Poi sono un corista, di quelli con una buona conoscenza musicale ma con un timbro di voce non così affascinante, ed ho avuto esperienze come direttore di coro ed arrangiatore di brani di varia natura per ensemble polifonici.

Poi ho scritto (si scrive la musica elettronica?) molta musica elettronica. Ho fatto un album solista prettamente noise.

Poi sto cercando di diventare il più grande pianista specializzato in repertorio pianistico infantile..ho 40'anni, si può dire, suonati. 
Ho suonato davanti a Zero persone e davanti a tante persone con un gruppo il cui cantante ha mostrato il suo (per pudore eliminerò le vocali dalla parola in questione) p..n..  a tutto il pubblico presente quel 1 Maggio in piazza San Giovanni a Roma.
Per quest'ultima informazione vedo che l'interesse del lettore che ha avuto la curiosità di arrivare fino alla fine della presentazione è stato ampliamente ripagato!  

E poi c'è il suono..

Qui taccio.


Ci vediamo presto su questo Blog per altre roboanti sottigliezze verbali e magari qualcosa di più concreto come "Carlo Gesualdo. Principe di Venosa", un libro di Antonio Vaccaro sul noto compositore Uxoricida che ha scardinato le regole della musica a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo.
Curiosi?