Raccontare la storia del compositore russo Dmitrij Dmitrievic Shostakovich.
Magari non La storia ma una storia.
Non perché non sia in grado di raccontarvi tutte le infinite vicende che caratterizzano la sua biografia ma semplicemente perché provo verso di lui e verso la sua musica un’attrazione quasi maniacale e quindi posso raccontarvi solo la mia versione dei fatti.
Ci sono diversi motivi che potrebbero spiegare questa mia passione:
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Ho sempre amato la musica russa (la mia
professoressa di musica durante le scuole medie mi “illuminò” con Quadri di
un’esposizione di Musorgskij, poi ho continuato da solo)
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Ho sempre amato i compositori tragici e comici
allo stesso tempo (Ravel con la dovuta eleganza, Satie con la dovuta
Socraticità, Ligeti con la dovuta ungheresità, potremmo tornare indietro fino
ad Orlando di Lasso e Josquin DesPresz con le loro dovute -ità, ma fermiamoci
qui)
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Ho -non da sempre ma da qualche anno- amato
Cechov che guarda caso è lo scrittore prediletto di Mitja (nomignolo affettuoso
usato da familiari ed amici di Shostakovich.. vedete la confidenza che mi
prendo nei suoi confronti?)
In questi giorni sto leggendo Trascrivere la vita intera - Lettere 1923/1975, la raccolta del suo epistolario curata da Elizabeth Wilson. Ho preferito non completarne lo studio prima di scrivere questo post perché mi trovo realmente immerso nella sua storia ed è diventata una lettura fortemente condizionante. Quindi che cosa scrivere? Una storia, no! Un resoconto, no! Proviamo ad unire informazioni concrete con speculazioni meno concrete e vediamo cosa esce. Mi baserò su altri testi studiati in precedenza e sulle informazioni/impressioni che ho accumulato nel corso degli anni, da quando ascoltai la prima volta la sua settima Sinfonia (avrò avuto 17 anni).
Le descrizioni e le caricature su di lui generalmente
mostrano un uomo riservato, silenzioso, introverso, nascosto dietro spessi
occhiali da vista, accanito fumatore, nervoso. Ci sono svariati filmati
d’epoca, documentari e foto che lo ritraggono così.
Ma è un’immagine giovanile quella che scelgo perché è il giovane
Shostakovich di cui vi voglio parlare e da cui trarrò spunto per tentare di
rispondere ad una grande domanda:
Chi sono i compositori?
Ma prima parliamo di musica. Vorrei inondarvi di filmati e
registrazioni, un po' come quando si va in gita in montagna e c’è sempre qualcuno
che indirizza la vostra attenzione continuamente su qualcosa infastidendovi con
un mantra: “guarda qua!” “guarda là!” guaaaarda che beeeello!”, e voi premeditate
di gettare l'arguto amico dal belvedere. Cercherò di essere più discreto.
É incredibile quanto sia eterogenea la sua musica. Vi si
può trovare di tutto, dall’accompagnamento per cartoni animati ad esperimenti
di tipo dodecafonico, sempre all’interno di una cornice armonica diciamo
“classica”.
Perdetevi nel suo catalogo delle opere, troverete molte sorprese e musica per tutti i gusti perché Shostakovich amava l'atto stesso del comporre. Lo faceva velocemente e lo faceva di continuo. Il motto del suo epistolario è “neanche un giorno senza scrivere”. Allo stesso modo scopriamo che, anche quando non era impegnato in nuove composizioni, amava esercitarsi con trascrizioni, armonizzazioni, orchestrazioni e a volte copiava persino alcune sue opere del passato per regalarle agli amici più intimi. Pesco qui per voi due brani che possono esemplificare questa sua poliedricità compositiva.
Passiamo ora a sintetizzare alcuni eventi fondamentali
della sua vita artistica.
1926, l’Ochestra sinfonica di Leningrado esegue la sua Sinfonia n.1 in Fa minore. Sul podio c’è Nikolaj Mal’ko. Mitia ha vent’anni, sta ancora studiando al Conservatorio, in effetti la sua Sinfonia era stata presentata ai Docenti in versione pianistica qualche anno prima. Ascoltiamo le parole del grande dirrettore d'orchestra Valery Gergiev https://youtu.be/uIHGMsAaHx0 e la sua esecuzione.
Il successo è enorme. La Sinfonia viene inserita nel
repertorio dei più grandi direttori d’orchestra dell’epoca: Bruno Walter,
Leopold Stokowski, Artur Rodzinski ed anche Arturo Toscanini. La carriera del compositore
ventenne ha inizio con grande energia. Discuteremo fra poco sulla questione
della precocità dei compositori.
1927, compone Il Naso, un’opera lirica tratta
da Gogol. Grande successo ed inizio della collaborazione con Majakovsky,
Meierchold e Dovchenko (tre giganti della cultura russa del’900).
Contestualmente compone molta musica per balletto e per film
e lavora come pianista accompagnatore per film muti, lavoro che con il tempo finisce per
detestare.
1934, prima rappresentazione di un'altra opera, Una
Lady Machbeth nel distretto di Mcensk. Dopo l’impatto mondiale ottenuto con
la Prima Sinfonia Shostakovich continua ora la sua ricerca espressiva
affrontando un argomento quanto mai spinoso. Una donna sposata si innamora di
un servitore del suocero, l’amore incestuoso viene rappresentato con forza e
drammaticità, le conclusioni tragiche sono inevitabili. Il successo è grande e
l’opera viaggia per due anni in tutto il mondo. Dedicata alla giovane moglie Nina Varzar fu concepita come prima parte di
una trilogia musicale sulla donna! Nel ’34! In Russia! Come potrà andare a
finire? Stalin stesso volle assistere ad una rappresentazione! L’uomo d’acciaio
abbandonò il teatro Bolshoj alla fine del terzo atto! Dopo pochi giorni uscì un articolo sulla
Pravda (giornale del Partito Comunista) in cui si scriveva (appunto): “questo
gioco finirà male”! L’opera viene ritirata dalle scene ed il compositore
accusato, velatamente, di essere un “nemico del popolo”.
Il noto violoncellista Mstislav Rostropovich, amico intimo di Dmitrij, ricorda l’evento in questi termini: “fu come l’esplosione di una bomba atomica!”.
Questo evento fu estremamente significativo principalmente per
due motivi. Il primo perchè indicó l’inizio di un’epoca tragica per tutto il
popolo russo: l’avvento della dittatura Stalinista che, come sappiamo, si
infiltró in modo infettivo in tutta la produzione artistica dell’epoca. Il
secondo motivo fu che questa iniezione di veleno venne inflitta in pieno petto
proprio su Dmitrij Shostakovich, il genio musicale che si era fatto conoscere
in tutto il mondo, il figlio prediletto della grande madre Russia, osannato a
Leningrado e a Mosca e sostenuto dalle stesse autorità che ora lo condannavano quasi
a morte.
Questo avverrà costantemente per tutta la vita del
compositore e, vi giuro, osservare dopo un secolo questi fenomeni sociali
lascia quasi storditi. Shostakovich venne insignito per cinque volte del premio
Stalin ma al contempo finì nella black list dei compositori
“formalisti”, cioè quei compositori che si curavano solo della forma della
propria musica senza badare al contenuto, al messaggio, che doveva essere
necessariamente allineato a quello del Partito. In seguito fu persino mandato
negli Stati Uniti come ambasciatore di pace e lì venne accolto da cartelli con
su scritto “Shostakovich buttati dalla finestra!”. Criticato brutalmente e
osannato dalle folle, simbolo di pace e di corruzione morale, codardo ed
eroico, traditore e patriota! Su di lui si scontrarono persino il musicologo
Massimo Mila e Palmiro Togliatti! (il primo difendendolo, il secondo
criticandolo)
Realmente non si trova un filo logico in certe pieghe della
storia. Anche qui, rendiamoci conto, è stata la musica a cambiare le direzioni
delle sorti non solo di Shostakovic ma, mi sento di dire, di una porzione di
mondo. L’immagine che veniva data della nuova potenza russa fu modellata da
eventi come questo. Il popolo riceveva un messaggio chiaro, questa musica è
contro di voi! Ma andiamo avanti.
1937, qui avviene una delle prime “capriole” storiche della musica di Shostakovich. Dopo aver ritirato la sua quarta sinfonia, si dice per timore di ulteriori repressioni (per anni Mitja fu preso, come tutti, dal terrore di essere deportato) viene presentata la Sinfonia n.5 in Re minore. Il successo è totale. La riabilitazione parziale. Si dice che sia stata composta come un mea culpa rispetto alla Lady Macbeth. Cosa avviene realmente? Non lo sapremo mai e non ci deve nemmeno interessare. Io credo, e lo dico a gran voce, che sia impossibile comporre un’intera sinfonia solo per “scusarsi”. La struttura musicale di una Sinfonia è complessa ed articolata, fa uso di una enormi quantità di regole per cui utilizzarla come mezzo di comunicazione è un po' come ordinare una pizza usando un algoritmo! La musica non parla russo, tedesco, francese o italiano. Non è un linguaggio come quelli che utilizziamo (male) quotidianamente. Mi verrebbe da dire che la musica non sia affatto un linguaggio ma la questione diverrebbe troppo complessa da affrontare qui. In questa sede voglio solo dire che nel caso della musica di Shostakovich il tempo, la storia, il contesto politico, le singole personalità hanno sempre tentato di piegare il pentagramma, forzare le chiavi di violino, spezzare le pause per sovraincidere (in senso scultoreo) sulla carta da musica parole come patria, orgoglio, nazione, fede, per dare voce a qualcosa che ad alcuni sembra muto. Si, perché certe volte alcune musiche non ci “dicono” niente, ma siamo noi che non vogliamo o non possiamo ascoltarle, perché ci aspettiamo che parlino la nostra lingua.
Ma arriviamo al punto.
Proseguendo con la descrizione dell’impatto che ha avuto la
musica di Shostakovich indico solo altri due fugaci esempi.
1942, la Settima Sinfonia, scritta nel ‘41 durante
l’assedio nazista di Leningrado dove viene eseguita l’anno dopo, divenne
rapidamente il simbolo della resistenza musicale al nazifascismo. Anche qui la
musica sembra “parlare” nella nostra lingua ma almeno dice cose sensate. Viene
fatta arrivare negli Stati Uniti per vie traverse, microfilmata e protetta
dallo spionaggio internazionale
1961, Jurij Gagarin vola nello spazio e durante la
sua prima trasmissione radio canta un brano di Shostakovich contenuto in Quattro
canti su versi di E. Dolmatovsij, la rinomata “Canzone del Contropiano”,
apprezzata all’epoca da Stalin stesso (piccola nota: il grande dittatore muore il 5 Marzo del 1953, lo stesso
giorno di Sergej Prokofiev! I familiari e gli amici del compositore ucraino
dovettero attendere una settimana prima di celebrarne la dipartita; la storia sa essere beffarda).
Nel romanzo sulla vita di Shostakovich, “Il rumore del
Tempo”, lo scrittore inglese Julian Barnes scrive:
L’arte è il mormorio della storia, udibile al di là del
rumore del tempo
La storia, quella che bisogna raccontare, dev'essere "filtrata" dal rumore del tempo. Un immagine musicale che rende bene l'idea della vicenda personale di Shostakovich. Applicare il "noise reduction" per captare il segnale originale.
Ed ora arriviamo al giovane compositore a cui accennavo
all’inizio del post. Cerchiamo di immaginare gli esordi di Dmitrij Dmitrijevich per tentare una risposta alla domanda posta in precedenza.
Chi sono i compositori?
Sono precoci? Spesso. Se non si scrive una sonata a sei anni
vuol dire che si è destinati a diventare dei commercialisti? Forse. Sono dei
fenomeni da baraccone? A volte.
Come nasce un compositore? Come tutti, da un padre ed una
madre. Questo si che influenza la vita di un musicista, come la vita di
chiunque. Devono essere musicisti i genitori? Non necessariamente. A volte
anche il rifiuto dell’influenza paterna e materna può generare reazioni
“artistiche”. Un'altra questione enorme! Ma ad un punto voglio arrivare, ve lo
anticipo per chiarezza. Il compositore vive letteralmente dentro la musica.
Tutta la sua persona è impregnata di musica e la sua percezione sonora è spesso
alterata rispetto ai non musicisti.
Il compositore sviluppa la capacità di pensare i suoni,
trattenerli nella mente, modellarli a proprio piacimento, spesso senza neanche
riportare questi pensieri sonori su carta. Mette in atto delle capacità
intellettive estremamente singolari che i neuroscienziati tentano di spiegare
con risultati a volte stupefacenti. CI sono regole per raggiungere questa
specie di super potere? Assolutamente no.
E cosa possiamo fare? Proviamo a vedere come è andata con il
piccolo Mitja.
Sof’ja Vasil’evna Kokoulina. Madre del compositore, pianista
dilettante (oggi equivarrebbe ad una grande interprete di musica classica) non
volle educare il figlio precocemente! Attese i nove anni del bambino per dargli
le prime lezioni di pianoforte e lasciare così Dmitrij libero di vivere serenamente la
propria infanzia. Questa sí, potrebbe essere una regola! Non permettete alla
musica di invadere gli spazi emotivi ed espressivi dei bambini, così facendo
eviterete di trovarvi delle dolcissime scimmie ammaestrate in casa.
Quando Sof’ja si accorge della facilità di apprendimento del figlio cede il passo ad un insegnante che potesse incrementare le sue doti e si
rivolge alla sua prima insegnate di pianoforte, la rinomata Aleksandra
Rozanova.
San Pietroburgo in quegli anni è una centrale nucleare di
arte e creatività. Altra regola: crescere in ambienti stimolanti fa la differenza!
Se cresciamo in città o peggio in nazioni senza musica non ci potremo aspettare
granchè. Leggendo le lettere di Shostakovich si è sbalorditi dalla quantità di
eventi musicali, teatrali ed artistici in genere a cui assiste, e con quale
passione (persino il Circo con le tigri del bengala lo influenzano
profondamente)!
Shostakovich proveniva da una famiglia di origine polacca, i
nonni furono rivoluzionari antizaristi. Il padre fu chimico, collaboratore di
Mendeleev (quello della tavola periodica degli elementi!). Abbiamo visto nel
precedente post su Carlo Gesualdo che dare un’occhiata al retroterra
familiare può aiutare a capire determinate personalità.
Questi sono solo alcuni elementi che hanno permesso al
giovane Shostakovich di “vivere la musica", e non solo "con la musica". Ci sono filmati che lo ritraggono
durante l’ascolto delle proprie composizioni. Come fosse in stato catatonico il
compositore ascolta immobile, ma centinaia di piccoli movimenti muscolari del
volto tradiscono una intensissima attività mentale. Questo è un compositore. Un
uomo rapito dai suoni; che pensa seguendo l’andamento delle note, di molte
note, simultaneamente. Un uomo che vive una vita ultraterrena fra le stanghette
delle battute. C’è il rischio di perdersi, di alienarsi e a molti è avvenuto.
Ma sapersi allontanare dalla realtà a volte può essere utile.
Ecco cosa sono i compositori - usando un’immagine
suggeritami anni fa della mia terapista (io non sono un compositore, sia ben chiaro ma
capita a tutti di avere bisogno ad un certo punto di una o un terapista) - sono
persone in grado di prendere un ascensore ideale verso l’alto (o il basso) per poi
(speriamo!) fare ritorno.
Dmitrij Shostakovich muore nel 1975 ed ancora oggi mi sembra stia lí, immobile, in ascolto. Quando si impara ad
allontanarsi dalla realtà, anche per vederla da un altro punto di vista, e come
se ci si affianca alla morte e ci si trova lì in ascolto, tutti e due in
silenzio. Come dei vecchi amici affacciati ad un belvedere, senza bisogno di
dire “guarda qua!” “guarda là” ma ascoltando.
Non temete la musica di Shostakovich! Non temete la musica
che non conoscete! Ogni brano sconosciuto può essere la porta di un nuovo ascensore. Facciamoci guidare dai compositori che come il lobby boy del
Grand Budapest Hotel è lì per voi, pronto ad azionare la leva, siete voi a
decidere quanto andare in alto (o in basso, non dimenticate).
La musica a volte può sembrare triste, tragica ma sospesi
nello spazio tutto diventa forse buffo, i compositori ci portano li, dove tutto
è buffo. Non è il regno della bellezza ma un luogo dove sorridere come quando
si vedono due sconosciuti baciarsi in strada e magari ci commuoviamo per niente
e non sappiamo perché. E nella nostra testa risuona questa melodia..
Grazie per la vostra attenzione, non so quale sarà il prossimo articolo, ho bisogno di tempo per riprendermi…intanto “che piano Signore/a?"...